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10.07.2012 - Alessandra Chiappori

Caso dehors Calata Cuneo: prosegue la protesta degli operatori

Confcommercio e Confesercenti scendono in campo per chiedere maggiore trasparenza e un incontro chiarificatore con il Commissario Prefettizio

i dehors di Calata Cuneo

Ancora nessuno spiraglio per l’uscita dalla questione dehors che ha visto coinvolti, dalla settimana scorsa, dieci operatori commerciali di Calata Cuneo, a Oneglia, per i quali è stato avviato un procedimento sanzionatorio contro la mancata richiesta di autorizzazione ambientale. Sotto accusa, in particolare, le pedane in plastica che delimitano lo spazio esterno di tavoli e sedie, per la cui installazione manca l’autorizzazione della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici.

Le associazioni di categoria, Confcommercio e Confesercenti,  che hanno assunto la difesa sindacale degli operatori commerciali, hanno delineato stamane in una conferenza stampa tenutasi al Caffè del porto a Oneglia - uno dei locali coinvolti - le loro prossime mosse. Erano presenti alla conferenza Piero Denegri, direttore di Confesercenti, Marco Gorlero e Paolo Saglietto, di Confcommercio, oltre a qualche rappresentante dei locali di Calata Cuneo.

La questione è ancora poco chiara: esistono infatti due protocolli in materia, uno del 2004 e uno dello scorso novembre 2011 che regolamentano la gestione delle autorizzazioni per l’allestimento dei dehors, ma in nessuno dei due – hanno chiarito i rappresentanti delle Associazioni – compare l’autorizzazione ambientale, il vincolo che ha fatto scatenare il polverone e che, in piena stagione turistica, rischia di causare seri problemi a molti operatori. “Nel primo protocollo era inclusa una serie di documenti – spiega Saglietto, testo del 2004 alla mano – le comunicazioni dell’ufficio porti e del Demanio, i documenti della dogana e così via, il Comune avrebbe dovuto dire che l’autorizzazione ambientale mancava. Ciascun commerciante ha sempre agito sulla base di quello che era richiesto”.

“Il Comune ha ammesso ieri durante la riunione che abbiamo fatto che la necessità dell’autorizzazione non era chiara – va avanti Denegri – il regolamento dehors del 2010 cita l’arredo urbano e le strutture, ma non è stato evidentemente letto subito. Si è scoperta una cosa sul vecchio regolamento, ma nessuno la sapeva, ora non bisognerebbe partire con una sanatoria ma lasciare il tempo di adeguare, in virtù della deroga al 31 dicembre 2012”. Conferma questa soluzione Carla De Marchis del Caffè del porto, che ricorda: “la capitaneria ci ha chiesto le pedane perché delimitano l’area di concessione, è più facile calcolare i perimetri così”. Le cose non chiare sembrano essere molte in questa vicenda: “leggendo il regolamento si parla di strutture fisse – aggiunge Denegri – qui la concessione è annuale, ma le strutture sono assolutamente mobili, sono posticce, per cui il problema è irrisorio”.

Le Associazioni richiedono dunque un incontro con il Commissario Prefettizio Sabatino Marchione per chiedere una nuova istanza in cui rientri la concessione ambientale dopo la “svista” lasciata passare nella precedente conferenza dei servizi degli enti coinvolti nella stesura del protocollo dehors. “Non si parla solo di buona fede dei commercianti – prosegue Saglietto dopo aver spiegato che ogni operatore si è avvalso della collaborazione di tecnici e architetti i quali non hanno mai parlato di autorizzazione della Soprintendenza – se avessero conosciuto la linea da seguire, l’avrebbero seguita, anche perché quella ambientale è una semplice pratica, bastava saperlo. Noi come Associazioni abbiamo un ruolo di tutela delle imprese che hanno subìto un attacco ingiusto e chiediamo quindi una check-list firmata da tutti gli organismi coinvolti nelle autorizzazioni per ottenere chiarezza e trasparenza che evitino situazioni come questa”.

Ai molteplici quesiti senza risposta (i tecnici hanno fatto tutti lo stesso errore? Se mancava la concessione, perché le pratiche non sono state bloccate?) Osvaldo Martini, di Braccioforte, dà una soluzione politica: “è un fattore politico e noi ci siamo finiti in mezzo”. L’autorizzazione concessa nonostante mancasse il via libera ambientale è stata infatti rilasciata nel 2004 sotto l’Amministrazione Sappa, con la probabile volontà di accelerare le tempistiche e rendere Oneglia u ‘ideale zona turistica. Una manovra che ora, però, alla luce dei buchi nella procedura, rischia di far colare a picco l’indotto turistico di Calta Cuneo. Le soluzioni sono limitate: le associazioni stanno lavorando, insieme all’assistenza legale, per far capire che gli operatori hanno agito in piena buona fede, altrimenti ogni locale accusato dovrebbe pagare la sanatoria e far così decadere la procedura amministrativa e penale. Smantellare l’area abusiva risulterebbe invece inutile: si rimuoverebbe la parte incolpata, ma così facendo si verrebbe meno alle norme stabilite nel protocollo, installando un circuito che non agevolerebbe nessuno e sarebbe anzi manifesto di un assurdo snodo burocratico.

 

i dehors di Calata Cuneo


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