domenica 12 maggio 2024
06.02.2012 - Beatrice Baratto

Treni da far west, il viaggio da Imperia a Milano di Ponenteoggi

Una giornata qualunque, lontana dalle problematiche relative agli scioperi delle categorie o dall'emergenza neve che ha messo in ginocchio buona parte della nostra penisola. Tratta Imperia Porto Maurizio- Milano Centrale ore 9.30 di una mattina qualsiasi: il treno non subisce neppure un minuto di ritardo; la prima classe è prenotata anticipatamente e, come da prassi, salgo sul vagone e al posto assegnato. Lo scorpatimento è sporco all'inverosimile, il condizionatore che regola il flusso di aria calda e fredda emette un suono sinistro, uno strano tintinnio che sembra, da un momento all'altro dover squarciare il condizionatore dello scompartimento. Sono sola e mi guardo intorno: i sedili sono sporchi, chiazze indicibili raccontano storie di vita passata, i pavimenti raccolgono nugoli di polere e di cartacce di una notte appena vissuta
. Prima classe,circa trenta euro, tratta Imperia Porto Maurizio- Milano Centrale.Più di tre ore, passate tra un caldo tropicale e una gita in Alaska. Passa il carrello delle bevande calde e snack; una rapina nel vero senso della parola. Prezzi che neanche a Portofino si sognerebbero mai di applicare. A Genova sale un signore dallo sguardo lontano, gli abiti dimessi e il sorriso rassegnato: mi racconta che più di una volta a settimana percorre questa tratta; reduce di guerra ha il posto assegnato e ne ha viste di tutti i colori: dai viados in viaggio per un tozzo di pane, agli studenti dell'Università. Ognuno con una storia, con un peso, con qualcosa da raccontare.Ritmi di vita lontani che sanno di saudade e di speranza.Bambini che hanno negli occhi le strade accalcate di Paesi lontani e donne che rincorronno la magia delle strade do Brasil.
Ed è allora che cerco una via d'uscita: la toilettte del mio vagone, prima classe. Un po' di respiro. Ed invece desolazione, atti vandalici e sporcizia in quello che dovrebbe essere un servizio di uso comune. Ritorno al mio posto e un nuovo compagno di viaggio, un uomo anziano, dall'aspetto dimesso e triste si stupisce del mio smarrimento e mi racconta:"Spesso al mattino prendo il treno che da Ventimiglia porta a Genova, è l'Intercity delle 4.30 che parte da Ventimiglia per Milano Centrale. Stazione tutta la notte all'interporto ed è rifugio per extracomunitari, barboni, puttane e viados. Prima di salire, come tanti altri devo aspettare che loro scendano per prender posto nel vagone. E' una cosa che succede quotidianamente quindi lei non deve stupirsi nè del malfunzionamento nè della sporcizia".
Sono atterrita, consapevole di aver pagato un biglietto di prima classe e di trovarmi di fronte ad una realtà da terzo mondo. Dopo poco due controllori salgono sul treno e si siedono accanto a me; mi qualifico come giornalista e chiedo a loro spiegazioni in merito. La loro risposta è a dir poco agghiacciante:"Signora, noi non possiamo fornirle i nostri dati, altrimenti ci licenziano. Sappia comunque che a Ventimiglia, basta una chiave A 3, ormai in dotazione a chiunque , per forzare le serrature dei vagoni e permettere così di entrare negli scorpartimeni ove trovar rifugio per la notte. La stazione di Ventimiglia, come quella di Milano e tante altre sono diventate, nelle ore notturne, un vero e proprio punto di riferimento per i senzatetto e per tutti coloro che cercano un rifigio ed un riparo dalle intemperie. Una situazione paradossale che è stata segnalata più volte ma mai presa in considerazione. Ormai per le Ferrovie Italiane la cosa più importante sono i coinvogli Frecciarossa mentre tutti gli altri sono lasciati all'abbandono".
Non ci sono parole, al di là delle quattro ore per raggiungere Milano. Mi alzo e la toilette è uno degli scenari più agghiaccianti mai visti in vita mia.
Rimane lo squallore e la consapevolezza che, nonostante tutte le riforme ed i disegni di legge, sono i servizi primari, quelli che servono alla gente comune per portarsi a casa un pezzo di pane, che continuano a non funzionare.

 

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